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L’ipotesi teologica dell’assunzione in cielo di Giuseppe suffragata dalla testimonianza di numerosi Santi – Il Vangelo di Matteo, nel raccontare il sacrificio del Calvario, afferma: “I sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, entrarono nella città santa e apparvero a molti” (Mt.27,52-53). Sant’AMBROGIO e il Venerabile BEDA, credono che quei santi risorsero come Cristo: vennero da lui liberati dagli inferi e tratti in cielo il giorno dell’Ascensione. Così anche San PIER DAMIANI (1007-1072) accenna ad un’assunzione celeste di Giuseppe in qualche omelia mentre il canonico di Chartres GIOVANNI GERSONE (1363-1429) sostenne la cosa al Concilio di Costanza. È noto poi il miracoloso episodio che vede San BERNARDINO DA SIENA (1380-1444) esprimersi favorevolmente per questa tesi mentre una luminosissima croce dorata gli sfavillava sul capo. L’autorevole gesuita FRANCISCO SUAREZ (1548-1617) riteneva plausibile tale credenza. La medesima opinione aveva San FRANCESCO DI SALES (1567-1622) che notava, tra l’altro, come in nessun luogo della cristianità si venerassero le reliquie corporee del falegname nazaretano. Egli inoltre giunse a scrivere: «Se è vero, e lo dobbiamo credere, che in virtù del SS.mo Sacramento che riceviamo, i nostri corpi resusciteranno al giorno del giudizio, come possiamo dubitare che nostro Signore non abbia fatto salire al cielo in corpo e anima il glorioso San Giuseppe, che aveva avuto l’onore e la grazia di portarlo sovente in quelle braccia benedette nelle quali egli tanto volentieri ci stava? San Giuseppe è dunque in cielo in corpo ed anima, senza dubbio». Un alto esponente del francescanesimo, San LEONARDO DA PORTO MAURIZIO (1676-1751), interpretando il passo dei Proverbi che recita “Tutti i suoi familiari hanno doppia veste” (Pr.31,21), riferiva l’asserto alla famiglia della Vergine e la doppia veste cui si allude come la glorificazione dell’anima e del corpo che avrebbe contraddistinto Giuseppe. La Venerabile MARIA D’AGREDA (1602-1665) scrive in proposito: “Il giorno della resurrezione si alzò il Salvatore dal sepolcro e promise al lignaggio umano la resurrezione universale come effetto della sua. In pegno di questa promessa, dispose che le anime di molti santi che si trovavano là, si riunissero ai loro corpi e risuscitassero a vita immortale. Immediatamente venne eseguito questo divino comando e risuscitarono i corpi di cui riferisce Matteo. Tra essi si trovavano Sant’Anna, San Giuseppe, San Gioacchino ed altri antichi patriarchi che si erano distinti nella fede e nella speranza dell’Incarnazione e con maggior desiderio l’avevano anelata”. In tempi a noi più recenti da notare come anche San GIOVANNI XXIII (1881-1963), nell’omelia per l’Ascensione del 1960, pur non entrando nel merito dell’escatologia giuseppina, abbia affermato che si può piamente credere all’idea che, nel momento in cui il Salvatore salì al cielo, vennero schiuse le porte della gloria pure a colui che gli aveva fatto da padre sulla terra.