“UNA VERA STORIA DELLA DIVINA MISERICORDIA
“Un sacerdote relativamente giovane è in un ospedale per visitare alcuni dei suoi parrocchiani. Sta camminando lungo il corridoio, e una suora lo ferma e dice: “Padre, può entrare in questa stanza? C’è un uomo sul letto di morte. È stato qui per giorni. Abbiamo chiesto ai sacerdoti di entrare, ma lui scaccia tutti. Non vuole sentire parlare di Gesù. Ma sta morendo. Per favore, potrebbe andarlo a trovare?”
Il sacerdote entra e si presenta al paziente. L’uomo esplode e inizia a imprecare contro di lui. È così arrabbiato: “Non voglio avere niente a che fare con lei. Vada fuori di qui!”
Il sacerdote dice: “Va bene” ed esce nel corridoio.
La suora è ancora lì. Dice: “Potrebbe rientrare?”
Il sacerdote risponde: “Non vuole niente di quello che io abbia da offrire”.
“Mia dia solo un’altra possibilità”, supplica la suora.
Il sacerdote rientra a malincuore nella stanza. “Non le chiederò se vuole confessarsi. Non le chiederò se vuole la Santa Comunione. Ma va bene se mi siedo qui accanto al suo letto e recito la Coroncina della Divina Misericordia?”
Il vecchio risponde: “Non mi interessa. Faccia quello che vuole.”
Il sacerdote si siede e comincia a recitare sommessamente le parole della Coroncina: “Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero…”.
All’improvviso l’uomo sbotta: “La smetta!”
Sorpreso, il sacerdote alza lo sguardo e chiede: “Perché?”
“Perché non c’è misericordia per me!”
“Perché pensa che non ci sia misericordia per lei?” chiede il sacerdote.
“Non importa”, risponde il vecchio.
Ma il prete insiste: “Perché pensa che non ci sia misericordia per lei?”
“Le dirò… Venticinque anni fa lavoravo per la ferrovia. Il mio lavoro consisteva nell’abbassare la sbarra di protezione del passaggio a livello quando arrivava un treno per impedire alle auto di salire sui binari. Ma una notte ero ubriaco.
Non ho abbassato la sbarra del passaggio a livello, e una coppia e i loro tre bambini piccoli erano sui binari quando è arrivato un treno, e sono stati tutti uccisi all’istante. È stata colpa mia. Quindi non c’è misericordia per me. Ho fallito. È finita.”
Il prete resta lì seduto a fissare il rosario tra le mani. Alla fine chiede: “Dov’è accaduto ciò?
L’uomo gli dice il nome della città polacca.
Il prete alza lo sguardo e gli dice: “Venticinque anni fa, mia madre e mio padre stavano portando i miei fratellini in viaggio. Non potei andare con loro. Stavano attraversando questa piccola città. Per qualche motivo la sbarra del passaggio a livello non era abbassata. Mentre stavano attraversando i binari, arrivò un treno e li uccise tutti. Ho perso tutta la mia famiglia quella notte.”
Il sacerdote guarda intensamente il volto dell’uomo e dice: “Mio fratello, Dio ti perdona. Non solo, io ti perdono.
L’uomo si rende conto che la misericordia di Dio è per lui.
Il sacerdote chiede: “Mi lasceresti confessarti e darti l’Eucaristia?”
L’uomo si confessa e riceve la Santa Comunione. Due giorni dopo muore. La misericordia vince. Il suo fallimento non è definitivo.
La storia continua. È piuttosto bello. Dopo aver dato all’uomo la Comunione, il sacerdote va nel corridoio alla ricerca della suora. Non riesce a trovarla. L’amministrazione gli dice: “Non impieghiamo suore in questo ospedale”.
Per anni il prete non sa chi sia questa suora. Alla fine si reca nella città di Vilnius, dove visse Santa Faustina. Va al convento a dire messa per le suore. Vede un dipinto sul muro di Santa Faustina e dice: “Ho incontrato questa suora un paio di anni fa”.
“No, Padre, questo non è possibile, è morta nel 1938.”, replicò una delle suore.
Il sacerdote allora si rende conto che è stata suor Faustina a dirgli di entrare nella stanza del malato, gli ha detto di tornare di nuovo in quella stanza.
Il fallimento non è definitivo. Non quando si tratta di Gesù.
Gesù, non è più morto. Egli è risorto e sta governando sulla Sua creazione usando il Suo potere onnipotente per dirigere ogni cosa nel mondo per portarti sano e salvo a quella vita eterna”.